Quando arriva una macchina nuova è un po’ come a Natale, non vedi l’ora di averla accesa e funzionante, giri attorno all’enorme scatolone che la contiene sperando di poterla provare quanto prima.
Il mio collega Mario un po’ la teme per la volatilitá della polvere ma nonostante questo ne ė attratto e poi in fin dei conti basta una mascherina comunissima.
La ProJet 4500 è la prima macchina della serie CJP (ColorJet Printing) sviluppata da 3d Systems dopo l’acquisizione di tutta la gamma Z Corporation, per intenderci le arcinote stampanti 3d che producono prototipi full color in gesso.
La tecnologia è molto simile, polvere impalpabile, collante pigmentato che solidifica strati da 0.1 mm di spessore costruendo in “immersione” nella stessa polvere che funge da supporto per la struttura.
La differenza fondamentale dalla serie X60 sta proprio nel materiale principale che passa dal gesso alla plastica,in effetti la differenza è notevole, i prototipi sono molto più leggeri e con questo tipo di materiale non è necessario il trattamento di infiltrazione finale.
Guardandola è proprio bella, un po’ ingombrante ma curata,ovviamente il family feeling è quello delle nuove Projet.
Finalmente la possiamo provare, l’area di lavoro è all’incirca quella della Projet 460 plus, a differenza di questa però il colore è gestito separatamente, abbiamo un serbatoio per ogni colore.
Ovviamente non è possibile utilizzare il gesso,i materiali di consumo e la meccanica sono specifici per questo tipo di stampante.
I tempi di stampa sono leggermente superiori, il materiale reagisce in maniera differente rispetto al gesso, alla fine del processo di stampa parte una fase di curing mediante una lampada UVA.
La procedura di estrazione dei prototipi finiti è la stessa della serie X60, con un aspiratore si rimuove la polvere fino ad arrivare ai modelli, qui la prima importante novità, i campioni in questa fase hanno già raggiunto la durezza definitiva quindi non sono fragili come quelli in gesso.
Con questo macchinario è possibile spingersi su spessori inferiori a quelli che la serie X60 normalmente gestisce in sicurezza.
La finitura si esegue nella stazione di pulizia collocata sul lato destro della macchina,con un compressore si soffia via il materiale in eccesso, successivamente si spazzolano energicamente le superfici.
I pezzi sono pronti! è possibile migliorare leggermente le superfici trattandole con un po’ di Alcool isopropilico.
La qualità è molto elevata, i campioni sono resistenti e decisamente più leggeri di quelli in gesso,qui non abbiamo la resa cromatica della Projet 660 Pro (che dispone del nero) ma ci avviciniamo molto.
Questo modello non rende obsolete le sorelle a gesso, direi più che altro che si rivolge ad un’utenza che ha bisogno di stampare modelli piu’ piccoli e con particolari fragili.
Concludendo, questa macchina rappresenta un importante passo avanti, un prodotto unico nel suo genere,semplice da utilizzare e capace di trasferire “in fisico” le più disparate idee creative,non ci sono limiti di forma e di colore,
è possibile presentare (e in alcuni casi testare) accessori moda, gadget, oggetti di varia natura.
Un’altra rivoluzione.
Andrea Barchi -Prototek Chief Operating Officer