Chi non ha visto almeno una premiazione dei nostri atleti medagliati alle recenti Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokio 2020? Chi non ha sentito intonare almeno una volta il nostro Inno Nazionale?
Bene, chi ha provato quest’emozione forse non sa che i podi utilizzati per mettere al collo i prestigiosi riconoscimenti, sono stati realizzati con la plastica raccolta in 2.000 località giapponesi. Il posto più ambito, il piedistallo su cui si sono elevati i nostri azzurri, calcandoli tutti e tre come mai prima d’ora, dal gradino più in alto a quello più basso, tutti consapevoli di aver baciato la propria medaglia avendo gli occhi rivolti verso il cielo ma i piedi poggiati su un sostegno solido, elegante e, soprattutto, ecosostenibile sono, per la prima volta nella storia, il frutto di una osmosi tra creatività, cultura ecologica e tecnologia 3D.
È noto l’impegno del Giappone nel promuovere una politica a sostegno dell’ecosostenibilità e, sin da subito, ha voluto accendere i riflettori sulla carbon neutrality dei suoi Giochi, a cominciare da quello che è il simbolo dello sforzo atletico, dell’impegno, del progresso sportivo, dell’obiettivo raggiunto: il podio.
Procter&Gable, in collaborazione con il Comitato Olimpico Internazionale e in linea con le richieste del Comitato organizzatore, ha utilizzato la produzione additiva e i materiali riciclati per realizzare i 98 podi.
Questo è un esempio di Green Economy che ha come comune denominatore tra politica di sviluppo e politica dell’ambiente, l’applicazione della tecnologia 3D.
L’economia circolare è possibile proprio grazie all’intervento di quello che, banalmente, si pensa possa essere il peggior nemico: il progresso tecnologico.
Ne è consapevole la Selltek, la cui mission è incentrata sullo sviluppo di tecnologie di stampa 3D sempre più innovative e a servizio di una imprenditoria illuminata, proiettata nel futuro e protagonista nella lotta al disastro ambientale.
Già da tempo Selltek ha unito l’alta tecnologia al riciclo. Un esempio è il prodotto icona della sensualità femminile, i collant di nylon.
L’intuizione della Selltek è straordinaria. L’Azienda, verificando che dopo 20 cicli di stampa la plastica non è più riciclabile, ha pensato bene di non interrompere il circolo virtuoso e di girare gli scarti a una casa produttrice torinese, le cui calze sono tra le più resistenti alle smagliature e tra le più eleganti.
L’HP 3D High Reusability PA 11 è il materiale per la stampa 3D che enfatizza i concetti: eccellente resistenza chimica, proprietà meccaniche ottimali e prestazioni costanti con il 70% di riutilizzo della polvere in eccesso.
Se si pensa al progresso come sviluppo tecnologico, la prima cosa che viene in mente è la produzione industriale e, quindi, l’inquinamento delle acque, le emissioni di gas serra, lo smaltimento di rifiuti speciali, e così via. Se si pensa al rispetto della nostra Terra, il primo pensiero ha un nome e cognome: Greta Thunberg. Sì, proprio lei, la diciottenne svedese che è riuscita ad attirare l’attenzione mediatica mondiale sulla questione “ambiente”, accusando i più importanti Capi di Stato dei paesi industrializzati di non far nulla per attuare quanto previsto dagli accordi internazionali in tema di cambiamento climatico e sviluppo, due facce della stessa medaglia.
Tra questi Patti, il più autorevole, anche perché quello di più ampio respiro, è indubbiamente l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. L’Agenda si compone di 17 Obiettivi – Sustainable Development Goals, SDGs – e l’Obiettivo 12 obbliga gli Stati a “ridurre in modo sostanziale, entro il 2030, la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo”.
Al primo posto c’è la plastica, l’elemento più utilizzato nella nostra vita quotidiana e quello che contribuisce in maniera drammatica al cambiamento climatico. È un materiale sintetico, cioè prodotto in laboratorio anche se con l’utilizzo di prodotti naturali, e disperso nell’ambiente continua a produrre gas serra. Solo nel 2019 la sua produzione, l’incenerimento e lo smaltimento, hanno rilasciato nell’atmosfera più di 850 milioni di tonnellate di CO2. Una quantità enorme, pari all’inquinamento di 189 nuovi impianti a carbone da 500 MegaWatt. E non solo.
L’inquinamento da plastica affligge anche i mari e gli oceani. Solo nel nostro Mediterraneo ne finiscono circa 570mila tonnellate l’anno e si stima che almeno 250 miliardi sono i frammenti di plastica al suo interno. Inoltre, come dimostrano numerose ricerche, 134 specie di animali sono vittime di ingestione di plastica; tra queste, 60 specie di pesci, 9 di uccelli marini, 5 di mammiferi marini e tutte le specie di tartarughe marine.
Bisogna dare inizio al cambiamento.
La stampa 3D può fare molto, anzi, ancora di più.