Dopo aver già inserito la nuova tecnologia per realizzare il blocco cilindri, la Ferrari è tornata all’Additive Manufacturing, questa volta per i supporti per sensori stampati in 3D PBF in polimero, montati sulla F1-75 durante le prove libere per il Gran Premio d’Australia di Formula 1. Sulla monoposto, infatti, sono stati montati cinque sensori laser, uno al centro sotto il profilo principale e due per lato sotto gli schermi verticali laterali. Questi sensori hanno permesso una mappatura precisa dell’altezza dell’ala e delle sue variazioni a seconda della velocità, ergo del carico verticale. Con l’aiuto della produzione additiva, il Team F1 è stato in grado di abbinare le complesse geometrie dell’ala anteriore direttamente dalle superfici digitali (dati CAD).
Andrew Cunningham, Additive Manufacturing Product Development Engineer presso General Motors, ha dichiarato che la Scuderia ha anche testato un’ala anteriore e misurato l’altezza dell’ala anteriore interna ed esterna sotto beccheggio, rollio e sollevamento.
– Andrew Cunningham, AM Product Development Engineer –
Con quindici titoli mondiali piloti e sedici campionati costruttori, la Casa del Cavallino Rampante è senz’altro il fiore all’occhiello dei marchi automobilistici italiani, sia da corsa che stradali. Sfarzo, glamour, prestigio, status symbol, un’iconografia del Made in Italy di lusso famoso a livello planetario, ma non altrettanto conosciuta è l’attività di produzione additiva “fatta scendere in pista” dai suoi ingegneri già nel 2017, quando fu utilizzata per sviluppare pistoni per un design del motore aggiornato che prevedeva di introdurre in quella stagione. Caso volle, o forse no, che quell’anno il Team di Maranello arrivasse secondo, solo dietro alla Mercedes M08 che fece man bassa di GP.
L’adozione della produzione additiva è stata intensificata anche nel settore delle auto da strada, come dimostra la nuova SP48. Unica, un’esclusiva berlinetta sportiva a due posti progettata sulla base delle richieste di un cliente. Come si legge sul sito della Ferrari: “Uno dei punti principali del design di questa vettura unica è rappresentato dal largo uso delle tecniche di modellazione parametrico-procedurale e prototipazione 3D di cui si sono serviti i designer del Centro Stile Ferrari e gli ingegneri, per ripensare completamente la forma della calandra e delle prese d’aria del motore. Anche a tale avanzato processo produttivo, che ha permesso di creare perfette griglie 3D ricavate dal volume in pieno, si deve la sensazione di continuità dei modellati e la pienezza delle superfici”.
Al di là del core business, la Ferrari è per gli appassionati come “santino” ed è sempre più frenetica la ricerca di tecnologie che permettano il restauro dei vecchi modelli. HV3DWorks LLC, una società di Pittsburgh specializzata nel restauro e nella personalizzazione di auto classiche, ha sfruttato la tecnologia di stampa 3D binder jetting per aiutare a ripristinare una Ferrari d’epoca del 1969. La tecnologia ha consentito al team di restauro di riprodurre un componente del carburatore fondamentale per la Ferrari Motore 365 GT 2 + 2 V-12.
Il team di restauro automobilistico britannico, Redesign Sports Ltd (RSL) ha, invece, utilizzato la scansione 3D e la modellazione CAD per decodificare una Ferrari classica del 1952.
Fondata il 16 settembre del 1908, da oltre un secolo la General Motors (GM), di cui Cunningham è un top Manager, è il più grande produttore automobilistico americano. L’ingrediente principale di tale successo è senz’altro la capacità di stare al passo con i tempi e con le tendenze, sia dal punto di vista dei consumatori che della produzione. Infatti, per mantenere questa posizione di leadership, GM investe costantemente nell’innovazione e, a fortiori, nella tecnologia le cui applicazioni stanno crescendo rapidamente in molti settori, appunto la stampa 3D. Con questa visione strategica, non sorprende che il colosso automobilistico si sia dotato del General Motors Additive Industrialization Center presso il GM Tech Center di Warren, nel Michigan.
Nel corso del webinar dal titolo “The Additive Farm – Crescere verso la produzione” organizzato dalla Tooling U-SME (una Fondazione americana che prepara e supporta la prossima generazione di talenti manifatturieri e ingegneristici attraverso una serie di eventi e corsi formativi), Ali Shabbir, Engineering Group Manager of Additive Manufacturing Product Applications in GM, ha sottolineato come il team sia concentrato sullo sviluppo di nuove leghe metalliche specifiche per uso automobilistico, capaci di portare ad un risparmio di peso, tempo e denaro.
– Ali Shabbir, Engineering Group Manager of AM Product Applications –
Parte del mandato di Shabbir in GM è, appunto, identificare il giusto tipo di tecnologia di produzione per applicazioni di produzione specifiche, una sorta di matchmaking. In altre parole, lui e il suo Team trovano applicazioni automobilistiche in cui ha senso dal punto di vista tecnico e commerciale utilizzare la produzione additiva e quindi identificano quale tecnologia AM è la migliore per il lavoro. A esempio, viene utilizzata la tecnologia Multi Jet Fusion di HP per i condotti HVAC Cadillac serie V.