La stampa 3D e lo spazio: due mondi così distanti eppure diventati così vicini. Ormai siamo nell’era del “tutto è possibile”, de “ il futuro è oggi” e dei cambiamenti con cui spesso si fa fatica a stare al passo. Ma finché l’innovazione è positiva e dà soluzioni a problemi, la si accoglie con entusiasmo.
La tecnologia 3D ormai è riuscita a trovare impiego in tutti i settori industriali: dalla gioielleria all’architettura, dalla medicina alla meccanica. Sta rivoluzionando la produzione di massa ed ha trovato modo di inserirsi nel processo produttivo aziendale insieme ai metodi tradizionali di manifattura.
I vantaggi sono molteplici: costo per unità prodotta più basso, più parti prodotte in un lasso di tempo inferiore, riduzione degli scarti, ecc.
Parti realizzate con le stampanti 3D sono già andate nello spazio.
L’industria aerospaziale è stata, in realtà, tra le prime ad adottare la tecnologia 3D, progettando componenti stampati in 3D e risparmiando sui costi, sui materiali e sui tempi di realizzazione. Il vantaggio principale è quello di avere parti con un peso specifico molto ridotto.
La prima stampante 3D lanciata in orbita il 21 settembre 2014, si chiamava Zero-G, ed è stata costruita dalla NASA, in collaborazione con Made in Space. A bordo di una capsula di SpaceX Dragon è stato possibile verificare il funzionamento della stampa 3D FDM.
I risultati raccolti da questo esperimento sono stati di vitale importanza per la la stampa 3D e le sue applicazioni nello spazio. La presenza di questa tecnologia potrà consentire agli astronauti di avere più flessibilità e autonomia nei programmi spaziali.
Le missioni a lungo termine potrebbero avere grandi benefici se a bordo fossero attrezzate di macchine con capacità produttive.
Due anni dopo, una seconda stampante Made In Space 3D, chiamata Additive Manufacturing Facility (AMF), fu inviata come struttura permanente sull’International Space Station (ISS), per fornire servizi di produzione hardware sia alla NASA che al laboratorio nazionale statunitense a bordo. AMF è in grado di produrre oggetti di grandi dimensioni e complessi molto velocemente e con un’elevata precisione.
Axiom Space intende lanciare la prima stazione commerciale in orbita entro il 2020, con a bordo altre stampanti 3D e con il compito di costruire piccoli satelliti ad un costo molto inferiore rispetto ad un veicolo spaziale realizzato sulla Terra
Inoltre, le stampanti 3D di Axiom “serviranno come base di produzione per vari impieghi redditizi tra una decina di anni”. (Amir Blachman, vicepresidente incaricato allo sviluppo strategico di Axiom Space).
Sempre nel 2014, a novembre, l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti ha portato a bordo della stazione spaziale internazionale POP3D, una stampante 3D portatile targata Altran e Thales Alenia Space. Il suo compito era quello di stampare pezzi di ricambio, potendo, in questo modo, rinunciare ai rifornimenti dall’esterno.
Nell’aprile del 2015, è stato mandato in orbita il primo supporto per antenna in alluminio stampato in 3D, sul satellite TurkmenAlem MonacoSat. Da quel momento, tutti i satelliti per telecomunicazioni della compagnia utilizzano supporti per antenna e supporti riflettenti stampati in 3D.
A maggio 2017, Thales Alenia Space (Tolosa, Francia) ha inviato in orbita 79 parti metalliche prodotte con la tecnologia 3D e 350 supporti per tubi polimerici per sistemi di propulsione chimica.
Gli obiettivi per le missioni spaziali nel 2018 sono: Marte, il Sole e Bennu, l’asteroide considerato pericoloso per la Terra.
L’Agenzia Spaziale Europea ha annunciato il lancio della sonda Solar Orbiter, con a bordo parti stampate in 3D con materiali molto resistenti al calore. Direzione: il Sole. Il lancio è previsto per il mese di ottobre 2018.
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I ricercatori trovano sempre più applicazioni per la stampa 3D nello spazio, pertanto questa tecnologia potrà avere, nel futuro, un ruolo sempre più importante nei viaggi spaziali.
Adesso, potendo dire che la stampa 3D ha conquistato lo spazio, quale sarà il prossimo passo?